Anno LVIII - Numero 3 - Dicembre 2009
Copertina

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Indice G.F. Barbieri
Editoriale

Il Centro Ricerche - Ottanta anni di innovazione tecnologica
di G.F. Barbieri e A. Morello
L’attività di innovazione tecnologica svolta dalla Rai ha radici lontane. I primi esperimenti italiani di trasmissione televisiva hanno luogo nel 1929, dapprima a Milano e, in seguito, a Torino ove un gruppo di tecnici dell’EIAR mette a punto il primo impianto di ripresa, trasmissione e ricezione riproducendo gli esperimenti di trasmissione dell’immagine compiuti in quegli anni dall’inglese John Logie Baird. I locali ove si effettuano gli esperimenti sono quelli dello storico “Laboratorio” di Via Arsenale 21 ed i tecnici costituiscono il primo nucleo di quello che diverrà in seguito il “Laboratorio Ricerche RAI” ed infine il “Centro Ricerche ed Innovazione Tecnologica Rai”. Da allora l’evoluzione dei Sistemi di Radiodiffusione è stata costante, lenta e graduale nelle prime fasi, sempre più vertiginosa negli ultimi anni quando la convergenza delle tecnologie ha abbattuto i confini storici tra radiodiffusione e Telecomunicazioni. Il Centro Ricerche Rainon è mancato a nessuno degli appuntamenti con tale evoluzione: ha partecipato attivamente con proposte e verifiche sperimentali a tutte le grandi tappe che hanno contrassegnato il percorso verso la moderna Radiodiffusione: dalla TV a colori alla TV e radio digitale, passando attraverso la diffusione via satellite, le fibre ottiche, la telematica. I suoi ingegneri hanno conseguito importanti riconoscimenti internazionali. Sintetizzare ottant’anni di attività del Centro non è impresa semplice. Il presente articolo tenta di tratteggiare quelle che sono state le tappe più significative della sua storia evidenziandone le finalità e le scelte di strategia industriale.

In occasione de l61° Prix Italia, a Torino dal 21 al 26 settembre,
il pubblico ha potuto incontrare i ricercatori della Rai e assistere a dimostrazioni su nuovi progetti, realizzazioni e futuri servizi.

Formato d'immagine 16:9 - Problemi di conversione
di M. Visca
Il rapporto di forma 4:3 è in uso fin dagli anni 50, dalla nascita del sistema televisivo, e ancora oggi viene normalmente utilizzato per la produzione e la trasmissione su tutte le reti Rai, costituisce inoltre la quasi totalità del materiale di archivio. Fino a pochi anni or sono, il parco ricevitori domestici era costituito per la quasi totalità da televisori in formato 4:3 e tale fatto ha impedito l’avvento del formato 16:9: anche la produzione in formato panoramico è sempre stata molto limitata. Questa situazione è cambiata con la graduale penetrazione sul mercato dei display a schermo piatto, in larga misura in formato 16:9, e con l’introduzione della piattaforma di trasmissione digitale terrestre. La coesistenza di segnali e display con rapporti di forma diversi genera un’ampia casistica di situazioni in cui occorre convertire un segnale dal rapporto di forma 4:3 al 16:9, o viceversa. Nell’articolo sono descritte le varie modalità con cui vengono presentati i formati 4:3 e 16:9, si analizza in sintesi il concetto di ripresa protetta e si riassumono i criteri per il rispetto delle Safe Areas.