Versione 6.04 (002)

Progetto Europeo PrestoPrime

Keeping Audiovisual Content Alive

Progetto terminato

Il progetto europeo PrestoPRIME ha l’obiettivo di studiare e sviluppare soluzioni che contribuiscono alla realizzazione di una struttura per la preservazione a lungo termine dei prodotti audiovisivi digitali.

Il contesto prevede la cura di materiali audiovisivi salvati in forma di file, o perché creati originalmente in tale modo oppure perché risultanti da processi di digitalizzazione di formati precedenti (analogici o comunque basati su nastri).

Tale contesto è relativamente giovane e in corso di assestamento. L’obiettivo a breve termine di molte organizzazioni operanti nel settore è quello della salvaguardia dei dati, cioè essere in grado garantire l’integrità dei file multimediali, con soluzioni tecnologiche appropriate e di costo ragionevole per l’immagazzinamento dei dati.

Il paradigma proposto dal progetto PrestoPRIME eredita questo punto di partenza e lo estende: l’archivio audiovisivo digitale dovrà permettere il futuro accesso ai contenuti in un periodo lungo, al limite indeterminato. Salvare i bit è necessario, ma non sufficiente. Occorre mantenere la capacità di interpretare correttamente i dati salvati, in modo da poter sempre restituire i contenuti codificati per i futuri riutilizzi.

La scelta dei formati di archivio e degli strumenti capaci di operare su di essi è quindi fondamentale per definire e scegliere il piano strategico di preservazione per ogni classe di elementi d’archivio.

Gli eventi che possono mettere a rischio il futuro accesso ai contenuti devono essere tenuti costantemente sotto controllo e, quando si verificassero, le opportune contromisure dovranno essere messe in azione.

Non solo formati molto utilizzati oggi possono cadere in disuso nell’arco di alcuni anni, ma soprattutto gli applicativi e gli apparati per la decodifica, la riproduzione, la messa in onda, o la fruizione (per esempio gli schermi), possono subire cambiamenti importanti, che incidono sull’effettiva possibilità di utilizzo dei vecchi contenuti e sulla loro qualità.

Cambiare formato mediante processi di migrazione è un’opzione da considerare, ma con la dovuta cautela. Eventuali errori potranno avere conseguenze a cascata e limitare irreversibilmente la qualità dei contenuti. Il salvataggio del video in forma non compressa metterebbe al riparo da rischio di non riuscire più a decodificare i file, ma ad un notevole maggior costo d’immagazzinamento.

La dotazione di decoder in grado di sopravvivere all’evoluzione dei sistemi operativi (approccio Multivalent) è un’alternativa da valutare, caso per caso.

Il futuro archivio audiovisivo digitale dovrà essere dotato di strumenti di supporto per queste decisioni, in grado di valutare i punti di convenienza di un approccio rispetto ad un altro, in base alle caratteristiche e alle quantità degli elementi d’archivio, anche tenendo conto del valore editoriale ad essi attribuibile.

Da sempre il riutilizzo dei contenuti d’archivio è limitato dalla disponibilità dei diritti di sfruttamento, che originariamente facevano capo ai vari autori e realizzatori e sono poi ceduti, anche provvisoriamente, a coloro che si occupano della “comunicazione al pubblico”, come ad esempio i broadcaster. Con l’avvento delle nuove e variegate piattaforme di pubblicazione e di internet, la negoziazione di questi diritti è diventata più frastagliata, con la precisazione di condizioni e limitazioni che ne regolano l’uso. Soltanto se in possesso di strumenti software adeguati è possibile mantenere aggiornate nell’archivio le informazioni sui diritti posseduti e utilizzarle come criterio di consultazione per il controllo del riutilizzo dei contenuti.

Il Centro Ricerche è impegnato in questo progetto in generale su tutti i fronti, con il ruolo di coordinamento tecnico, e in particolare sul compito della gestione dei diritti di sfruttamento, insieme alla sezione Diritti delle Teche Rai.

 

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